Pillole di Storia 1

La suddivisione della città in quartieri è presumibilmente esistita sin dall'epoca romanaVelitrae non era un villaggio o un piccolo agglomerato di case: come municipio, e città cospicua per l'epoca, doveva sicuramente esser stata, topograficamente, distinta in più regioni, stante la peculiare razionalità del popolo romano, soprattutto in tema di delimitaizoni o governo di territorio. 

Le prime memorie certe di tale suddivisione emergono solo nell'Alto Medioevo che perVelitre rappresentò un'epoca particolare di relativa autonomia e forti libertà comunali. 

La presenza di decarcìe, ossia di contrade o quartieri, nella città emerge da antichi documenti pubblici, dagli Statuti Comunali, da atti notarili. Erano dieci queste decarcìe? Probabilmente si. Dieci quartieri da cui si estraevano, per ciascuno di essi, dieci cittadii onorevoli per il governo della città: un Consiglio di cento che eleggeva un Podestà (per legge straniero alla città) e Nove Boni Uomini (l'odierno esecutivo). Non conosciamo, per esplicita documentazione, i limiti territoriali di questa antica suddivisione, anche se dai nomi che le decarcìe avevano e ricostruendo con pazienza (dagli atti notarili) la presenza, collocazione e proprietà degli immobili confrontati con gli stati delle anime dei secoli successivi, è stto possibile farcene un'idea. 

Su queste basi è costituita l'odierna ipotesi di perimetrazione, proposta da Antonio Parmeggiani. Qualche secolo dopo le decarcìe, ricorrenti negli atti pubblici e privati come luogo di riferimento in un complesso urbanistico che, salvo per i più importanti assi viari e grandi piazze, non aveva la minuta denominazione toponomastica dell'epoca moderna, sembrano essersi ridotte (ufficialmente) a quattro e (ufficiosamente) a sei. Come sei saranno le parrocchie che verranno in seguito a sostituirle belle denominazioni topografiche. Alcune vicende urbanistiche della città ci aiutano a capire quel che dev'essere successo: i quartieri (almeno due), che esistevano durante il Basso Medioevo nell'area a ridosso delle mura occidentali, vennero progressivamente abbandonati (forse per motivi di difesa) mentre iniziò un lento ma costante sviluppo dell'area centro-settentrionale ed orientale. La conseguente ridislocazione di confini e delimitazioni deve aver prodotto questo strano fenomeno: per quattro decarcìe c'è pienezza di presenza e rappresentanza (Castello, Portella, Collicello e San Salvatore), per altre due (Santa Maria e Santa Lucia) esistono rari e minori riconoscimenti e per le (ipotetiche) altre quattro on esiste traccia alcuna. 

 

Nei cent'anni a cavallo tra la metà del '400 e la metà del '500 Velitri  arriva al suo massimo splendore di libero comune, città forte e temuta, in continua guerra coi confinanti, orgogliosa e popolosa, gelosa dei usoi ordinamenti, ricca e in piena espansione. Quando la situazione dello Stato (ormai Pontificio) in cui è collocata verrà stabilizzata, con le riforme istituzionali della metà del XVI secolo, toccherà anche a Velletri essere incastonata  nel nuovo ordine, perdere la sostanza dei suoi liberi ordinamenti, conservare appena la patina delle antiche ed orgogliose libertà e cessare d'essere, assieme a pochissime altre città, una anomalìa.


(segue) 


Sulle Decarcìe nella città di Velletri (introduzione degli Editori)  
Fonti: Augusto Tersenghi "Velletri e le sue contrade", Velletri 1910; stesso autore "Saggio Storico di Topografia e Toponomastica Veliterna, Velletri 1930; Tommaso Bauco "Storia della Città di Velletri", Velletri 1851; Bonaventura Theuli "Teatro Historico di Velletri" , Velletri 1664
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Fabi&Lenci Editori - Velletri, 1996 



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